giovedì 9 agosto 2012

Mi ricordo

Stavo a tornando a casa da lavoro, ieri, con la mia macchinina bianca, aria condizionata e tutto. E d’improvviso mi è venuta in mente la mia prima auto. È un pezzo che non ci pensavo. La mia macchina era una Peugeot 205.



Era tra il grigio e il blu. Piuttosto bassa sulla strada, con le linee arrotondate per l'epoca, soprattutto in confronto alle Fiat.
Con solo 4 mitiche marce.
Aria condizionata, nemmeno a pensarci; vetri apribili con manovella.
Però il super lusso della chiusura centralizzata (senza telecomando, ovvio), che significava pure il rischio di chiudersi fuori, e le inedite 5 porte.

Aveva due chiavi, una lato guida, l’altra per tutte le altre serrature: evidentemente avevano provato a rubarla al precedente proprietario.
Mi ricordo l’odore, entrando in auto. E la mossa - tutta estiva - di sdraiarmi sui sedili per aprire il vetro lato passeggero.
E anche la benzina con 10.000 lire, che già allora non durava molto.

La usavo sempre io: ci andavo in stazione quando studiavo fuori; in quinta superiore ogni tanto la usavo per andare a scuola, spendendo una follia di benzina.
Ci uscivo con l’amica priva di macchina, perdendoci nella provincia (memorabile una sera in collina, in cui ci siamo orientate con le luci in lontananza, mentre eravamo in riserva).
Ma mi perdevo anche per Bologna, e per la città.

D’inverno facevo tragitti brevi, tra un paese e l’altro, e il riscaldamento cominciava a funzionare solo quando ero già arrivata.

Era la macchina che mi ha accompagnato nei miei primi lavori, nella cantina sociale a pigiare uva, al supermercato la mattina alle 5 a rifornire scaffali, in negozio tutto il sabato.

Poi un giorno, semplicemente, la marcia non entrava più.
Mi trovavo in mezzo all’incrocio, volevo svoltare a sinistra, e non entrava la prima.
Sono scesa, cercando di spingerla, e solo dopo un po’ qualcuno mi ha dato una mano.
Si era rotta la frizione, o forse il cambio, non ricordo, ma comunque non valeva la pena aggiustarla.

Non mi sento particolarmente diversa dall’epoca, anche se è passato un decennio e più. Sempre insicura e incasinata, anche se adesso nei confronti di me stessa neopatentata sono molto più indulgente di allora. Mi rivedo più spensierata, ma forse è solo romanticismo.


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